“Conoscere una per una le fumarole, le ventarole, le sorgenti, le cave, le balze, le piane e le torri dell’isola d’Ischia“. Questa la “mission” dello scrittore e poeta locale Giovan Giuseppe Cervera autore, negli anni ’50 del secolo scorso, di numerosi scritti e poesie sulla più grande delle isole del Golfo di Napoli.
Con meno talento, ma uguale determinazione, ci siamo idealmente messi sulle sue tracce, e perciò dopo avervi portato alla scoperta della Bocca di Tifeo, stavolta tocca alle fumarole del Bellomo (di cui, tra l’altro, la Bocca di Tifeo fa parte). Si tratta del più esteso campo fumarolico dell’isola d’Ischia e si trova in una traversa di Via Bocca, strada residenziale di Forio che, tuttavia, reca ancora numerose tracce della precedente identità contadina del territorio.
Una di queste, ben visibile lungo il cammino, è la Tenuta Arimei dei fratelli Muratori. Quattro ettari di vigneto interamente terrazzato che all’oggi rappresenta una delle più vivide testimonianze del paesaggio rurale storico ischitano che, nel versante occidentale dell’isola d’Ischia (Forio e Serrara Fontana), si caratterizza per la grande disponibilità del tufo verde del Monte Epomeo.
Quanto al percorso per arrivare alle fumarole del Bellomo, più che di un’escursione, si tratta di una vera e propria avventura adatta a camminatori esperti, in ogni caso meglio se accompagnati da guide del posto. Sono in pochi, infatti, perlopiù cacciatori e contadini, a conoscere il sentiero impervio che porta al suddetto campo fumarolico.
Campo ben visibile anche dalla strada provinciale che congiunge il centro di Forio con la frazione di Panza. Basta volgere lo sguardo verso l’Epomeo per notare la fuoriuscita dei gas dalla “pancia” della montagna che, perdipiù, in corrispondenza dei vapori, assume un inconfondibile color ocra. Un vero e proprio spettacolo della natura anche per la presenza, in situ, del “Papiro delle Fumarole”, pianta rara che per la sua vegetazione ha bisogno di una temperatura del terreno costante tra i 30 e i 40° C.
Se alla natura aggiungiamo poi la vista tutt’attorno, vien fuori una cartolina con pochi pari sull’isola d’Ischia, e non solo. Ci sono – tutti insieme – il mare di Citara, la collina di Punta Imperatore, il fico d’India, il leccio, l’orzo selvatico, gli arbusti tipici della macchia mediterranea e, a esser fortunati, anche la compagnia di qualche rapace che nidifica in zona. Soprattutto, c’è un senso di pace che per secoli ha rappresentato un potente fattore di consolazione per i contadini impegnati a strappare suolo coltivabile a una natura impervia ancorché generosa di frutti.
Insomma, le Fumarole del Bellomo sono un “capitolo” importante del “racconto” di Ischia. Un racconto che, seguendo Cervera, proviamo a rendere meno patinato e però più autentico. Adatto a chi non si accontenta di visitare banalmente i luoghi, ma desidera carpirne il “genius loci” per conoscerli davvero.
Infine, una curiosità. La più grande delle fumarole è dedicata a Rachele Guidi, la vedova di Benito Mussolini per 10 anni esiliata insieme ai figli Vittorio, Romano e Annamaria in un palazzo di via Torrione, il più famoso dei “vicoli saraceni” che disegnano il centro storico di Forio.
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