La Chiesa del Soccorso

Recentemente inserita in una speciale classifica delle 1o chiese più belle d’Italia, il Soccorso, insieme al Torrione e alla chiesa di San Gaetano, è uno dei simboli di Forio. Tutti e tre i monumenti formano il celebre sky line del paese, a sua volta “cartolina-icona” del paesaggio ischitano. La chiesa, un antico convento agostiniano del ‘300 (gli agostiniani avevano molti possedimenti sull’isola d’Ischia), sorge a picco sul mare circondata da un ampio sagrato in pietra.

Sagrato che è palcoscenico naturale dei più bei tramonti dell’isola d’Ischia, con l’ulteriore fortuna (rara, in verità) di poter assistere al famoso raggio verde, fenomeno di rifrazione ottica che si verifica nel momento in cui il sole scompare in mare sotto la linea dell’orizzonte. Raggio verde o no, la visita serale del Soccorso è in assoluto una delle esperienze più romantiche a farsi, alla base della fama della chiesa, richiestissima nei mesi estivi per la celebrazione di matrimoni.

La Chiesa di Santa Maria del Soccorso non custodisce grandi opere d’arte, nè presenta particolari motivi decorativi che ne spieghino la fortuna. È piuttosto l’insieme paesaggistico in cui è inserita ad averne decretato il successo, contesto di cui ovviamente fanno parte il bianco candido della facciata e le scale in piperno, sia quelle che portano al sagrato che le altre davanti il portale d’ingresso.

All’interno, un crocifisso ligneo del ‘400 che, secondo leggenda, fu recuperato in mare da marinai genovesi, un tempo assidui frequentatori del Golfo di Napoli. Oltre a questa scultura, alle spalle dell’altare maggiore, abbiamo la statua della Beata Vergine Maria del Soccorso (da cui il nome della chiesa). Una rappresentazione che smentisce lo stereotipo remissivo e docile della Madonna che, al contrario, impugna un bastone per scacciare il demonio.

Da vedere, se aperta, anche la sagrestia.  Dentro, sono custoditi numerosi “ex voto” (tele, galeoni e altri oggetti devozionali) a testimonianza della fede profonda che anima gli abitanti di Forio. Specie marinai e pescatori che invocavano – e tuttora invocano – i santi per esorcizzare le paure e le angosce tipiche di chi lavora in un ambiente potenzialmente ostile come il mare.

Infine, una storia che ci riporta al tempo della Santa Inquisizione.  Un simpatico episodio di “caccia alle streghe” di cui sono protagonisti tal “Frà Cosimo da Verona” e l’allora padre vicario (siamo nel 1602) della chiesa del Soccorso, “Giovanni d’Ischia”. Quest’ultimo, reo di recitare “letanie a la mente” senza rispetto -cioè- delle orazioni disposte dal Vescovo e la santa casa di Loreto. Un’accusa che “Fra Cosimo da Verona” gira alla Santa Inquisizione di Napoli spingendosi, nella missiva, a insinuare per il padre vicario “Giovanni da Ischia” il gravissimo reato di stregoneria. Di seguito, il testo della lettera,  tra le carte non inventariate dell’Archivio Storico Diocesano di Napoli:

Ill. mo et Rev.mo Signor mio et Padrone Colendissimo

Molti e molti giorni sono monsignor d’Ischa (il vescovo d’Ischia) pose un editto nel casale de Forio d’Ischa che non si cantassero altre letanie che quelle del messale, breviario (testo contenente le orazioni quotidiane), pontificale (testo ufficiale con le disposizioni del vescovo) et quelle della casa santa de Loretto; il padre Viccario (religioso di un dato ordine con competenze equiparabili ma inferiori a quelle del vescovo) del convento di Santo Agostino maestro Giovanni d’Ischa molte volte ha cantato et canta certe letanie a la mente, et agiunge certe parte. Io ne sto con scrupolo de consientia, si bene son sudito, ma, perchè ho inteso depoi che è ordine di Nostro Signore, ho voluto dar parte a V.S. Ill.ma, acciò remedia come più li parerà. Li ho anco dato lettanie in stampa de Loretto, né meno le ha mai cantate, et mi han detto qui che questo padre è statto accusato al Santo Offitio et che si siano prese informatio, et qui in Forio sij stato accusato da fatuchiaro et presa anco informatione. Come ho detto, ho voluto farlo sapere a V.S. Ill.ma per levarmi questo scropulo. Resto pregando Nostro Signore a concederli longhi et felicissimi anni nella sua santa gratia et li bascio le sachre veste”.
Da Forio d’ Ischa oggi lì 9 aprile 1602

D.V.S.Ill.ma et R.ma
Humilissimo suo servo
Frà Cosmo da Verona”

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